Il perché di una “ricostruzione fantastica” raccontato da Flaminia Brasini e Delia Modonesi di ConUnGioco onlus, che hanno immaginato il percorso della mostra dalla progettazione all’esposizione. O meglio, che questo modello hanno il merito di averlo inventato.
LAVORARE NELLA RICOSTRUZIONE
ConUnGioco lavora da molto tempo nel progetto Edurisk, che da dodici anni INGV, DPC e altri ancora propongono alle scuole di tutta Italia, facendo educazione al rischio con mostre attive, laboratori, pubblicazioni, interventi di vario tipo. Abbiamo la fortuna di lavorare quasi sempre “in tempo di pace”, per prevenire e preparare: un privilegio che in Italia spetta a pochi, mentre dovrebbe essere la normalità! Nel nostro paese si lavora soprattutto (spesso anche bene) in emergenza, ma ci si cura pochissimo del prima e altrettanto poco del dopo. L’esperienza con bambini/e e ragazzi/e sul tema del terremoto ci ha invece convinte di una cosa: la prevenzione è fondamentale (e questo è facile intuirlo, se solo si ragiona fuori da interessi personali e in una prospettiva temporale non del tutto miope) ma altrettanto fondamentale è il lavoro nel momento della ricostruzione e del ritorno alla normalità.
Nella fase della ricostruzione si definisce la capacità delle persone di assorbire, elaborare e integrare l’esperienza del terremoto nella propria vita. Dopo il trauma ci si inizia a confrontare quotidianamente con il cambiamento avvenuto e si riorganizza il proprio vissuto, il rapporto con il proprio territorio e con gli altri, sulla base di questa nuova e fortissima esperienza. Se il processo di elaborazione e ritorno alla normalità funziona “bene”, se la ricostruzione tiene conto delle persone, dei/delle bambini/e, dei desideri, dei bisogni, il terremoto lascerà un certo tipo di tracce, altrimenti ne lascerà altre, molto più pesanti. Per questo ci sembrava fondamentale offrire a una cittadinanza che aveva da poco vissuto un terremoto la possibilità di partecipare alla ricostruzione, di mettere in campo energie e visioni del futuro, in maniera giocosa e fantastica.
PERCHÈ PARTIRE DAI BAMBINI
“Facciamo noi! Una ricostruzione fantastica” nasce quindi dalla volontà di creare intorno all’anniversario del terremoto un’occasione per dare ai bambini il diritto di prendere la parola e colorare la città con le loro idee sul terremoto e sulla ricostruzione.
Perché i bambini? Perché guardano le cose con altri occhi e ci insegnano come fare. I bambini reagiscono meglio e prima alla trasformazione, elaborano più in fretta, hanno accesso più facile alla fantasia che trasforma la realtà e ti fa protagonista della tua storia. Il progetto ha coinvolto bambini/e e ragazzi/e in un percorso di conoscenza del terremoto, di riflessione sul territorio, di elaborazione di una ricostruzione fantastica e vitale: sono state progettate e costruite macchine contro il terremoto, case dei desideri, nuovi oggetti per popolare le strade e le piazze delle città coinvolte. Inventare nuove case, immaginare il futuro, desiderare e costruire nuove città e nuove tecnologie sono stati esercizi di fantasia che i bambini hanno svolto con entusiasmo, contagiando presto gli adulti intorno a loro, perché nel delicato processo di ricostruzione ognuno ha il suo vissuto, le sue idee, sue risorse e bisogni e il diritto di esprimerli. Partire dai bambini quindi per arrivare a tutti.
Accanto ai bambini da subito ci sono stati insegnanti, genitori, ragazzi più grandi, negozianti, amministrazioni e cittadini che hanno riconosciuto la necessità di dare spazio alla fantasia.
In piena ricostruzione, quando solidità e concretezza appaiono gli unici valori che contano questo progetto ha fatto sperimentare e comprendere a molti adulti l’importanza vitale della fantasia, del rispetto dell’identità, del bisogno di bellezza.
La sicurezza, il ritorno alla “normalità” (che non potrà mai più essere la stessa) sono fondamentali ma uguale valore va riconosciuto ai desideri, ai progetti, ai bisogni emotivi sia dei piccoli che dei grandi, che troppo spesso se li negano.
I bambini hanno raccolto, con la disponibilità ad inventare soluzioni e proposte fantastiche, il bisogno inespresso degli adulti di elaborare quest’esperienza; chiedendo agli adulti il loro aiuto hanno dato loro una chiave con cui i grandi hanno riconosciuto il loro diritto alle emozioni. Così gli adulti si sono messi a servizio dei bambini, dedicando il loro tempo e le loro abilità. Ragazzi più grandi, alunni di un istituto tecnico, hanno aiutato a realizzare le invenzioni anti-terremoto ideate dai bambini ferraresi, verificandone e valorizzandone il significato, la concretezza e la fattibilità.
Tutti gli insegnanti hanno dedicato tempo e passione e hanno colto l’opportunità di vivere questo progetto per riconoscere nei bambini, come in loro stessi, il profondo bisogno di rispettare le emozioni. Genitori, negozianti, cittadini, hanno contribuito fattivamente dando una mano concreta a realizzare il progetto, diffonderlo e renderlo significativo per tutta la comunità.
LA CITTADINANZA
Il progetto si è sviluppato nelle scuole, per arrivare in strada, nei luoghi frequentati da tutti, in modo che l’intera cittadinanza potesse “incontrare”, magari per caso, i desideri e le proposte dei/delle bambini/e. Fin da subito abbiamo pensato ad una mostra diffusa: un allestimento che occupasse le vie e le piazze, i negozi e gli uffici, delle città coinvolte; fare una mostra diffusa vuol dire portare l’immaginario dei bambini per le strade e dare la possibilità a tutti di confrontarcisi.
E per ora l’idea sta funzionando.