Come si fa a capire se un edificio è sicuro dal punto di vista sismico?

Dopo un terremoto come quello che ha colpito l’Abruzzo, molti si stanno facendo domande sulla sicurezza della propria abitazione e degli edifici che frequentano abitualmente per lavoro o altri motivi.

Come facciamo a capire se sono sicuri?

Risponde Marco Mucciarelli, del Dipartimento di Strutture, Geotecnica, Geologia applicata all’ingegneria (DiSGG) dell’Università degli Studi della Basilicata.

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Fondamentalmente ci sono due motivi per cui una casa può essere insicura dal punto di vista sismico: la casa potrebbe trovarsi in una zona in cui avvengono molti terremoti ed il terreno amplifica gli effetti delle scosse (pericolosità), oppure potrebbe essere stata costruita in modo non adeguato per resistere alle scosse dei terremoti che si verificheranno (vulnerabilità). Per conoscere la pericolosità sismica di un comune, basta andare sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e consultare la mappa. I dati utilizzati per la costruzione della mappa di pericolosità sono anche quelli che indicano in che modo dovrebbero essere costruiti gli edifici in ogni punto, in modo da garantire la sicurezza.

Il problema, però, è che la storia della classificazione dei Comuni è complessa e lunga. È possibile che la casa dove abito sia in una zona pericolosa, ma sia stata costruita prima che la normativa più recente sia entrata in vigore. Spesso, infatti, è capitato che in questo settore le normative del nostro Paese siano state modificate in seguito a terremoti particolarmente importanti. I professionisti del settore, cioè gli ingegneri e gli studi ingegneristici, dovrebbero essere a conoscenza della storia della classificazione sismica e quindi sapere come intervenire sia in caso di nuova costruzione, sia nel caso di una ristrutturazione.

Come punto di partenza per valutare la sicurezza della propria abitazione, quindi, la prima idea è quella di interpellare un professionista e fargli dare un’occhiata alla casa. Ma le cose cambiano se vogliamo sapere qualcosa riguardo all’edificio in cui lavoro.

Se lavoriamo in un edificio che è di proprietà di privati, l’unica cosa da fare è rivolgersi alla proprietà e chiedere informazioni sulla situazione: sono gli unici che possono sapere in che momento è stato costruito l’edificio, secondo quale normativa, da parte di quale azienda costruttrice, ecc.

Più complicato per gli edifici pubblici. Le normative più recenti obbligano le amministrazioni locali a effettuare un censimento per quegli edifici che vengono definiti “strategici”, come gli uffici pubblici, le scuole, gli ospedali e via dicendo. Nel caso delle scuole, però, può non essere tutto così lineare, perché possono essere di proprietà del Comune o della Provincia, complicando la ricerca delle informazioni. Normalmente, un buon punto di partenza per ottenere queste informazioni sugli edifici pubblici è di rivolgersi al comune, che è l’ente che può più facilmente soddisfare le richieste di questo tipo di informazioni.

Qualche tempo fa si era anche proposto di realizzare un libretto per ognuno degli edifici strategici, una sorta di carta d’identità che forniva questo tipo di informazioni, ma non se n’è fatto ancora niente.

Pare di capire che i cittadini devono un po’ trasformarsi in detective e cominciare a bussare a diverse porta per ottenere informazioni…

In effetti non c’è un sistema per ottenere le informazioni sulla sicurezza sismica che sia facile, come per esempio andare su Internet e consultare un database completo. È un sistema che esiste in Slovenia, senza andare a scomodare paesi molto lontani dal nostro: si digita un indirizzo sul territorio nazionale e si ottengono tutte le informazioni che riguardano la sua collocazione, l’età, la tipologia costruttiva, ecc. Negli Stati Uniti qualsiasi compagnia assicurativa è in grado di fornire a un eventuale cliente i dati sulla sicurezza sismica di un edificio, inclusi i terreni di fondazione, nel giro di cinque minuti! Ma da noi non funziona bene nemmeno il catasto in formato digitale, figuriamoci se c’è un database con le caratteristiche sismiche degli edifici: e non scordiamoci dell’abusivismo per cui potremmo non sapere nemmeno se un edificio esiste o se è stato realizzato come previsto dal progetto.

Ma non si dice sempre che l’Italia, dal punto di vista della ricerca in questo settore è all’avanguardia: forse quest’affermazione non è vera in questo caso?

Rispetto a questo punto, io ho un’opinione leggermente diversa da quella predominante. Cioè, non siamo messi male, ma la nostra ricerca che è all’avanguardia se consideriamo lo studio sulle cause e la localizzazione dei dei terremoti, lo è meno se consideriamo le previsioni sulle conseguenze dei terremoti. Sono queste le informazioni e le ricerche che più interessano ai cittadini. Inoltre la mia impressione è che nel nostro Paese ci siano una serie di problemi che impediscono di trasformare in strumenti operativi i risultati della ricerca. È come se avessimo scoperta la cura per il cancro ma nessun ospedale potesse metterla in pratica.

Se avesse la bacchetta magica da dove comincerebbe?

Farei quello che bisogna fare in molti settori del nostro Paese: controlli veri e seri per far rispettare le leggi. Che nel caso dei terremoti ci sono, ma in Italia c’è sempre la tendenza a cercare di trovare una scappatoia o una scorciatoia. Vede, la gente si preoccupa della sicurezza sismica solo dopo un terremoto. Ma la cura più efficace, la strada che permette davvero di limitare i danni e di evitare le tragedie è la prevenzione. E basterebbe applicare davvero le norme che già ci sono. Questo della ricerca della scorciatoia o del risparmio immediato è un problema che riguarda molti, dai proprietari dei terreni su cui si costruisce, ai progettisti e alle ditte costruttrici. Tra l’altro, questo non vale solo per la costruzione di nuovi edifici, ma anche per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente: basterebbe applicare le norme vigenti.

All’università io insegno sia a futuri geologi che ingegneri: quando si laureano sono aggiornatissimi, ma quando si cercano lavoro vengono spesso percepiti come dei rompiscatole da professionisti più anziani e meno aggiornati. Non nascondiamoci che l’Italia è il paese della “conoscenza”, esistono dei rapporti consolidati per cui si affidano i lavori al progettista che è da molto sulla piazza ed opera sempre nella stessa maniera di 30 anni fa. Ho ex studenti che mi raccontano che sono pagati in nero e in pratica continuano a fare i garzoni di bottega, senza avere la possibilità di firmare progetti a proprio nome e senza poter mettere in pratica tutte le loro conoscenze sulla materia. Anche in questo settore, come in molti altri in Italia, esistono uno status quo e un’inerzia ai cambiamenti che si traducono in un disagio per la collettività.

Tornando alla prospettiva del cittadino, che garanzie ci sono che una costruzione o una ristrutturazione rispondano alle norme?

Sia per quanto riguarda l’ingegnere progettista, sia per il geologo che viene a fare rilievi e prove in sito, la loro iscrizione ai rispettivi albi dovrebbe essere un motivo di garanzia del rispetto delle norme. Inoltre, con le nuove norme edilizie tecniche per le costruzioni, i controlli del Genio Civile non si dovrebbero più limitare semplicemente a verificare che vengano forniti tutti i documenti e gli allegati necessari, ma si dovrebbero attivare delle verifiche più concrete.

Un’ulteriore strumento utile sono i Criteri ed Indirizzi per la Microzonazione sismica editi dal Dipartimento Protezione Civile e dalla Conferenza delle Regioni e Provincie Autonome. Si tratta di linee guida per l’uso del territorio esposto a rischio sismico, quindi non solo quello che riguarda un singolo edificio ma come poter pianificare e gestire un area estesa, ad esempio con l’introduzione della microzonazione sismica nei piani regolatori dei Comuni o nei piani di emergenza delle Protezioni Civili locali.

(Marco Boscolo)