Nelle prime ore del 13 giugno 1542, prima dell’alba, un forte terremoto colpì l’Appennino tosco-romagnolo. Gli effetti più gravi furono localizzati nell’area del Mugello, in Toscana, a circa 25 km a nord di Firenze. La scossa causò distruzioni e crolli diffusi in una ventina di località situate a nord del fiume Sieve, in particolare Scarperia, all’epoca importante centro della zona e sede del Vicariato di Mugello, ma anche Borgo San Lorenzo, Barberino di Mugello, Vicchio e altri centri minori, per lo più insediamenti rurali e montani. Vi furono alcune centinaia di vittime, sebbene sul numero esatto non vi sia accordo tra le fonti storiche.Danni leggeri si ebbero, a sud, fino a Firenze, dove caddero alcuni camini e parti di tetti. Le fonti attestano il risentimento dell’evento in un’area abbastanza estesa a cavallo dell’Appennino settentrionale, comprendente Arezzo, Volterra, Pisa e Lucca, in Toscana, e Bologna e Modena, sul versante emiliano.Alla scossa principale del 13 giugno seguirono numerose repliche che perdurarono per oltre un mese e che, pur non causando ulteriori danni, costrinsero le popolazioni del Mugello a bivaccare in rifugi improvvisati nelle campagne.
Dati e mappe interrogabili: Database Macrosismico Italiano DBMI15