Un violento periodo sismico colpì l’Appennino campano-lucano nell’estate del 1561 e fu caratterizzato da due picchi distruttivi in meno di tre settimane: il primo forte terremoto avvenne il 31 luglio, il secondo è questo del 19 agosto. I danni più gravi si verificarono in un territorio che oggi corrisponde all’area a cavallo delle attuali province di Potenza e Salerno. La scossa del 19 agosto, in particolare, distrusse quasi completamente gli abitati di Tito (PZ), Sant’Arsenio e San Pietro al Tanagro (SA) e causò crolli diffusi e danni gravi in numerose altre località nell’area estesa tra il Vallo di Diano, i monti Alburni e il versante meridionale del Vulture. Rimase gravemente danneggiata anche la città di Potenza, dove crollarono alcune abitazioni. La scossa fu avvertita fortemente ma senza alcun danno a Napoli e fu sensibile a Salerno.Nel terremoto morirono circa 500 persone, di cui un centinaio nel solo paese di Tito. Numerose furono le scosse avvertite fra i due eventi principali del 31 luglio e del 19 agosto; successivamente, sono documentate due forti repliche avvenute nel 1562 e nel 1563.
Dati e mappe interrogabili: Database Macrosismico Italiano DBMI15