Cinque vittime, numerosi feriti e contusi, 5000 edifici danneggiati, di cui alcuni completamente crollati e centinaia da demolire; danni per oltre 100 miliardi di lire solo in Umbria, con gravissime conseguenze anche per il patrimonio storico e artistico: questo il pesante bilancio del forte terremoto che nella tarda serata del 19 settembre colpì la parte sud-orientale della provincia di Perugia e le aree limitrofe delle Marche e del Lazio. I massimi effetti si ebbero in una ristretta area a sud della cittadina di Norcia (PG), dove alcuni piccoli villaggi montani presso il confine con la provincia di Rieti subirono estese distruzioni. Gravi danni e crolli parziali di edifici si verificarono anche a Norcia, a Cascia e in altri comuni della zona appenninica che si estende fra la Valnerina e i monti Sibillini. Nell’alto Reatino e nell’alto Maceratese molti edifici rimasero lesionati e alcuni divennero inagibili. Danni più lievi, consistenti per lo più nella caduta di camini, tegole, cornicioni, calcinacci, e in leggere lesioni nei muri, si verificarono in una area abbastanza estesa a cavallo tra Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, comprese le città di Rieti e di Spoleto.La scossa fu avvertita fortemente e con panico in gran parte dell’Umbria e in molte città delle regioni limitrofe: da Perugia ad Ascoli Piceno, da Arezzo a L’Aquila, da Macerata a Roma, da Viterbo a Teramo. Più leggermente fu avvertita in tutta l’Italia centrale, da Firenze a Napoli.Un forte replica si verificò circa 5 mesi più tardi, il 28 febbraio 1980, e causò nuovi danni nei comuni maggiormente colpiti dall’evento principale.
Dati e mappe interrogabili: Database Macrosismico Italiano DBMI15