Poco dopo le 11 di mattina una violentissima scossa causò distruzioni in alcune località della provincia di Ancona al confine con l’Umbria. Anche se in genere si tende a considerare Fabriano (AN) come la località più gravemente colpita (ebbe circa 40 case e altri 800 edifici lesionati), effetti altrettanto distruttivi si ebbero anche a Serra San Quirico, (AN), nei vicini villaggi di Sasso e Mergo – che furono praticamente atterrati – e a Fratte Rosa (PU). I danni più o meno lievi causati da questo terremoto si distribuirono in un centinaio di località di un’area estremamente estesa (da Pesaro e Urbino a Gubbio e Perugia, da Macerata a Fermo). Non si hanno notizie precise in merito a possibili repliche. Si dispone di pochi dati sull’estensione dell’area di risentimento, che fu comunque vasta: almeno da Udine a Roma mentre non si hanno dati precisi sul limite di percettibilità nellItalia meridionale). La paura che il terremoto si ripetesse fu tale che moltissime comunità marchigiane e umbre decisero che era necessario dare un chiaro segno di pentimento per i peccati commessi. Si decise così in molti casi di cancellare tutte le manifestazioni più mondane: balli, rappresentazioni teatrali, carnevale, per un periodo variabile di anni. Molte località decisero inoltre di eleggere proprio compatrono sant’Emidio vescovo di Ascoli Piceno, che nel XVIII secolo aveva acquistato fama di efficace protettore dai terremoti.
24 aprile 1741, Fabrianese
