Il terremoto avvenne nella notte di Natale del 1786 e colpì la Romagna sud-orientale, causando danni di varia entità in una settantina di centri nell’area compresa tra Pesaro e Cesena e tra la costa e il Montefeltro. Gli effetti più gravi si ebbero nel territorio di Rimini. La città fu notevolmente danneggiata nella gran parte del suo patrimonio edilizio pubblico, privato e religioso: oltre la metà degli edifici subirono gravi danni, alcuni crollarono, la cattedrale e molte chiese divennero inagibili, torri e campanili subirono crolli (anche totali) o profonde lesioni. Gravi danni interessarono anche circa 25 borghi e castelli del “contado” riminese. Danni minori ma diffusi si ebbero in una quarantina di altre località, tra cui Riccione, Cattolica, Cesena e Pesaro.Il risentimento si estese ad un’area molto vasta: la scossa fu avvertita fortemente e con spavento tra le popolazioni, ma senza causare danni, in città come Ravenna, Forlì, Imola, Bologna e fino a Vicenza, verso nord; a Senigallia e a Fossombrone, verso sud. Più leggermente fu avvertita lungo tutta la fascia adriatica dalle Marche a Trieste e, sul versante tirrenico, in Toscana e fino a Genova.Sul numero di vittime non c’è accordo tra le fonti, ma probabilmente furono alcune decine. La scossa principale fu seguita da numerose repliche per tutto il mese di gennaio 1787 e poi anche nella primavera dello stesso anno.
25 dicembre 1786, Riminese
