Nella storia sismica italiana quello del 7 settembre 1920 si delinea come il più forte terremoto avvenuto nell’Appennino settentrionale. L’evento, preceduto da alcune scosse minori che allarmarono la popolazione, colpì le vallate della Garfagnana e della Lunigiana, nella Toscana nord-occidentale, con effetti distruttivi su un’area di circa 160 kmq. Alcuni villaggi montani dell’alta Garfagnana furono quasi completamente distrutti e una settantina di altre paesi, fra cui cittadine come Fivizzano e Piazza al Serchio, subirono danni gravissimi e crolli estesi a gran parte del patrimonio edilizio. Danni gravi e crolli si ebbero anche in numerose località sul versante emiliano dell’Appennino, nelle zone montane delle province di Reggio Emilia, Parma e Modena. Danni minori, di entità da media a lieve, furono rilevati all’interno di un’area molto ampia comprendente tutta la Toscana nord-occidentale dalla Versilia alle province di Pisa e di Pistoia, la Riviera ligure di levante e parte dell’Emilia. Fra le città che furono danneggiate ci sono Massa, Carrara, Lucca, Viareggio, Pisa, Livorno e Pistoia in Toscana; Genova, La Spezia e Sestri Levante in Liguria; Parma, Modena e Carpi in Emilia Romagna.La scossa principale fu avvertita in una vastissima area dell’Italia centro-settentrionale, dall’Umbria e dalle Marche fino al Veneto, al Trentino, al Piemonte e alla Lombardia; fu sensibile anche in alcune località della Costa Azzurra. Nel terremoto morirono 171 persone e altre 650 rimasero ferite.
Dati e mappe interrogabili: Database Macrosismico Italiano DBMI15